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Vigilio Inama - 26 luglio 1903 - Frammenti di vita

Intero postale scritto dal fratello Carlo da Verona a Fondo

Vigilio de Inama

(Trento 1835 - Milano 1912)

Figlio del giudice di Trento Vigilio de Inama e di Carlotta dei conti Martini di Calliano, Vigilio Inama nacque a Trento il 2 dicembre del 1835 nella residenza paterna di via Larga dove rimase fino al 1837 quando la madre, dopo la morte prematura del marito, decise di trasferirsi coi figli a Fondo in valle di Non. A sei anni però Vigilio ritornò in città per frequentare il Collegio Vigiliano di Trento e in seguito il ginnasio. Nel 1854 si iscrisse ai corsi di giurisprudenza prima e filosofia poi presso l’Università di Innsbruck e i suoi studi lo portarono successivamente a Praga, a Monaco ed infine a Padova dove, nel 1858, ottenne il diploma per l’insegnamento del greco e dell’italiano.
Rientrato a Trento, venne incaricato della docenza di filologia greca presso il Ginnasio cittadino; successivamente, e fino al 1860, sostituì Tommaso Gar presso la biblioteca Civica della città. Nel gennaio del 1861 decise però di lasciare Trento per raggiungere Torino dove intendeva trovare lavoro e stabilirsi. Durante il viaggio aveva però previsto di fermarsi anche a Milano presso il cognato Giovanni Battista Sardagna; questo soggiorno segnò per sempre la sua vita in quanto a Milano trovò lavoro e si trasferì definitivamente.
Nel 1862 ottenne la cittadinanza italiana e dal 1863 divenne insegnante presso la Regia Accademia Scientifico Letteraria di Milano, dapprima di grammatica greca, poi di letteratura comparata e infine di lingua e letteratura greca, impegnandosi contemporaneamente negli studi storici e filologici. Nel 1885 sposò Ida de Bresavola, figlia del giudice Bartolomeo de Bresavola di Avio, stimatissima moglie e compagna.
Nel 1866, abbandonando temporaneamente l’insegnamento, partecipò all’avventura garibaldina arruolandosi nel II Battaglione Bersaglieri Volontari comandato da Nicostrato Castellini e partecipando così alle battaglie del Caffaro e di Vezza d’Oglio. In queste occasioni si distinse particolarmente per valore e coraggio tanto da meritare la medaglia d’argento al valor militare “per essersi spinto davanti a tutti facendo un fuoco rischiosissimo e per essersi fermato dopo la ritirata del Battaglione a raccogliere il soldato Zinis ferito, al punto da restare tagliato fuori con lui…”.

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